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/ Carmelo Nicotra – Assay di Cornelia Lauf

Il corpo dell’artista. La figura dell’artista. La presenza dell’artista. Il ruolo. Il luogo. Il tempo. Lo spazio.

Carmelo Nicotra occupa una posizione davvero speciale nel panorama odierno dell’arte internazionale. Con estrema naturalezza riesce a mettere in collegamento il mondo antico e quello presente. Appartiene alla cultura mediterranea, ma è perfettamente a suo agio nel parlare con persone di Rio de Janeiro o Copenhagen. Infatti Nicotra gestisce una sua attività commerciale, anzi diverse attività commerciali; o forse si può dire che esse non sono che aspetti diversi di un’unica attività.

Nato a Favara da genitori che hanno saputo riconoscere presto il suo talento artistico e lo hanno incoraggiato, inviandolo all’Accademia di Belle Arti di Palermo, fin da bambino Nicotra è entrato in contatto con il mondo classico, in tutti i suoi aspetti. Favara è vicina ad Agrigento e al Parco Archeologico della Valle dei Templi; si tratta di una delle aree più affascinanti del mondo, e i numerosi templi testimoniano l’eredità greca di questa parte della Sicilia. Nicotra è un nome greco. Lettore appassionato, già da ragazzo divorava letteratura, affascinato da autori siciliani come Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia e, a scuola, l’obbligatorio – e molto amato – Giovanni Verga. Lo sguardo tenero e al contempo impietoso di questi scrittori sulla vita siciliana nei suoi vari aspetti lo irretiva; via via che il suo talento artistico è andato maturando, Nicotra ha dato l’impressione di imprimere sempre più, nel suo lavoro, una combinazione di distanza e profondo amore per la sua terra natale.

Si pensi allo sguardo distaccato con cui osserva i tanti esempi di edifici incompiuti in Sicilia. I portici cadenti messi insieme con pilastri, festoni e basi di colonne, e altri tentativi di evocare una fugace grandeur, troppo spesso insidiata da un mucchio di spazzatura qualche metro più in là, o dai tubi di scarico in plastica che attraversano in bella vista un muro medievale. Nicotra vede tutto questo e molto di più. I palazzi pubblici costruiti con ingenti investimenti e poi tranquillamente abbandonati a se stessi, come se i costi di gestione potessero dissolversi sotto l’inesorabile sole di Sicilia. La pompa cerimoniale dei giorni di festa e poi, solo un paio di settimane dopo, la trascuratezza e l’abbandono delle installazioni. Lo sforzo di elevare lo spirito attraverso mezzi materiali. La pietra ricomposta e la sua applicazione in templi, palazzi, chiese e conventi. Nicotra ama tutte le tipologie di edifici e tutti i tipi di materia. I materiali usati per abbellire un pavimento, molto più semplici da lavare della pietra, e dotati di quel piacevole calore che solo i moderni laminati plastici possono fornire. La levigatezza della plastica rimpiazza il lustro del marmo di Carrara. Formica! Nastri decorativi! Stucco! Specchi!

Gli arredi e allestimenti delle più semplici tra le case siciliane non mancano mai di emozionarlo. Per questo, per la sua prima mostra nella Galleria Massimo Ligreggi ha scelto di concentrarsi sulla fusione tra ambiente domestico e teatro, facendone un saggio su design e scenografia, sulla propria patria e le proprie origini; ma anche sull’universale natura umana che ci spinge sempre a qualcosa di più e di meglio, ad altri luoghi, per poi farci sentire almeno un po’ soddisfatti di ritrovarci al sicuro, a casa nostra.

Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Palermo con artisti-professori con i quali ancora oggi è in contatto, Nicotra è originario di Favara, piccola e aspra città siciliana con un triste passato di roccaforte di forze maligne. Pur aspirando a una Sicilia che non esisterà mai, un solido realismo gli consente comunque di amare la Sicilia così com’è, quella che sceglie di abbracciare ogni giorno1.

Nicotra ha ricevuto un vasto riconoscimento per la sua premiata azienda, Scocca Papillon. Questa piccola attività con sede a Favara è un caso esemplare nel panorama delle attività commerciali italiane. Con la sua gamma di raffinati papillon, fabbricati con tessuti vintage e di campionario, accessibili a tutti tramite la piattaforma Etsy, ha raggiunto il pubblico ai quattro angoli del globo. Nicotra si occupa, insieme alla madre, di creare un’infinità varietà di forme e disegni, e le sue creazioni hanno avuto ampia risonanza nelle riviste di moda di alto livello.

Per la mostra della Galleria Massimo Ligreggi, Nicotra ricorre al suo repertorio di forme classiche e materiali moderni, che includono frammenti di pilastri, frontoni e materiali scenici. Il tutto confluisce in una complessa, solida installazione che fa pensare al teatro, ma è in verità una citazione della realtà stessa, in un atto di alienazione che è la quintessenza dell’arte.

Nelle sue opere precedenti, Nicotra si è già servito di questa tecnica, seppur con modalità diverse. Si pensi al bellissimo lavoro del 2008 sulle convenzioni del lutto siciliano, in cui ha codificato l’uso e l’abuso del vestiario nero e ha presentato le sue scoperte su un grande manifesto. Il fatto che l’indagine su un sentimento, come quello della religiosità, sia condotta attraverso dati statistici è classico dell’arte concettuale; ma oltre a questo, il suo lavoro può essere inteso come imitazione o rappresentazione di un servizio di pubblica utilità. Di fatto, la presentazione dei dati è di interesse generale e non limitato al pubblico siciliano.

Tra le sue opere più note vi è un’installazione realizzata in giovane età, che consiste in elementi d’arredo di fascia media appesi al muro di un edificio di Favara. Uno spettacolo stupefacente, visto che i mobili sembrano sopravvissuti al crollo dell’edificio. Nicotra richiamava così al rischio del terremoto, alla sua capacità di scatenare il caos; ma al contempo elevava al rango di monumento il gusto per gli arredi domestici della media borghesia di Favara. Un delicato, coraggioso atto di commemorazione in una città che solo recentemente ha raggiunto la normalità economica, grazie allo straordinario lavoro di un mecenate che ha dato vita al progetto Farm Cultural Park e di centinaia di appassionati volontari.

Il rapporto di Nicotra con la realtà si basa su concetti di proporzione propri dell’arte antica e sul ruolo dell’arte stessa nella società, piuttosto che su uno studio ossessivo dell’arte degli ultimi decenni. L’artista utilizza tecniche di alienazione più comuni alla letteratura e alla poesia che all’arte, ed è meno interessato agli oggetti reali che a creare atmosfere e modalità di percezione. Questo rende la sua opera diversa da quella dei suoi colleghi, contemporanei e non. Non ha molto senso indagare sull’uso che egli fa di formica, gesso, arredi vintage, silhouette, né risulta utile metterlo a confronto con Richard Artschwager, Bruce Nauman, Guillaume Bijl, o magari con gli architetti del post-modernismo. Nicotra è consapevole dei meccanismi dell’arte e della necessità di evolversi su più piattaforme, e giustamente non vede la necessità di vincolarsi a un unico mezzo o stile. Egli si sente a proprio agio sia nel disegnare un abito che nel realizzare una serie di fotografie, sia nel progettare il Museo della Mandorla Siciliana di Favara che nel creare installazioni meta-scultoree a Catania.

Forse il modo più semplice per valutare la figura di Carmelo Nicotra è quello di considerarlo la chiave per una nuova visione delle cose. In modalità trans-temporale, collegando culture e tradizioni, pur essendo saldamente radicato sul posto.

Ho invitato Nicolas Liney, dottorando in studi classici presso l’Università di Oxford, a esprimere un parere su Nicotra. Seppur originario dell’Australia, grazie all’amore e alla conoscenza dell’antica Grecia e di Roma Liney può competere con qualsiasi giovane studioso greco o italiano. Egli rappresenta un nuovo tipo di ricercatore, mosso dal desiderio di far conoscere l’antichità in chiave contemporanea. Liney scrive:

Carmelo Nicotra è un artista che torna a popolare il mondo teatrale dell’antichità. Le sue opere mostrano in particolare una profonda connessione con la drammaturgia della tragedia greca. Per gli antichi, il teatro era il luogo della ri-presentazione e riproduzione di storie conosciute, organizzate in modo da rivelare qualcosa di nuovo, ignoto e profondamente disorientante. Gli strani spazi di Nicotra e la sua orchestrazione del familiare e del quotidiano in una narrazione insolita provocano in noi lo stesso effetto destabilizzante, inducendoci in uno stato catartico di auto-riflessione. Essi oscillano tra l’atto creativo e la rappresentazione, ciò che Aristotele chiamerebbe mimesis, ovvero l’imitazione costruita del reale. Ciò che mi intriga è soprattutto l’attenzione con cui Nicotra tratta lo spazio quale luogo fisico di competizione e di lotta tra gli estremi ideologici della sfera architettonica, sociale e politica. Come nella tragedia, non vi è alcuna scena di consenso, ma una vivace instabilità e un continuo cambiamento.2

Se consideriamo Carmelo Nicotra un arbitro del bello, in grado di produrre armonia e poesia, qualcuno con il dono di creare bellezza, gli attribuiamo un legame con il divino. Sebbene non sia pertinente discutere il credo religioso dell’artista, possiamo dire che la sua opera, pur evitando espressamente la perfezione, la sottintende attraverso la sua stessa assenza. Ed è proprio rendendo omaggio, seppure indirettamente, anche nella sua forma più umile, alla bellezza, che Nicotra esprime il divino e il sublime.

Possiamo paragonare l’artista ai suoi colleghi siciliani? Anche l’opera di Francesco De Grandi gioca con le nozioni di gusto e di kitsch fino a svuotare le forme di ogni emozione, per poi ristabilire pathos e austerità. Stefania Zocco si cimenta nell’evocare luci e atmosfere con modalità analoghe a quelle di Nicotra, il cui naturalismo si manifesta nella capacità di cogliere sfumature perfette di cielo, mare, nuvole, fiori, pietre e sabbia. Dalla costa meridionale della Sicilia, Josè Angelino analizza anche i materiali, addentrandosi fino agli elementi molecolari e atomici. Domenico Mangano isola ceramiche e altri materiali usandoli come mezzi potenti per trasmettere un significato. Anche nella collaborazione con l’olandese Marieke van Rooy, non smette mai di sondare la natura del materiale, fino al nucleo centrale. Alessandro Piangiamore si è dedicato a esperimenti simili, con il vento, il calore, i profumi. Nicotra valuta, riconosce e sostiene l’importanza della delicatezza in un mondo sempre più aspro e virtuale. La sua è una visione che cura e guarisce, e la sua voce è quella di un cronista o di un poeta visivo. Lungi dal proteggersi nelle corazze della storia dell’arte, la sua opera sembra espandersi sempre più, richiamando commissioni e connessioni sia a livello locale che all’estero.

Aggiunge Nicolas Liney:

L’antichità, e ciò che chiamiamo “i classici”, non è mai stata concepita come qualcosa di immutabile e senza tempo. Gli antichi hanno reinventato, riutilizzato e ripudiato miti, storie e arte per rendere il mondo strano e insolito. L’originalità e il reale non sono mai stati molto lontani dalla riproduzione, citazione e ripetizione consapevole. Allo stesso modo, dobbiamo avvicinarci alla cultura classica sulla base della sua diversità, non della sua analogia con la nostra, e non guardarla come la fonte originale della cultura artistica. Con i suoi strani spazi tragici, Nicotra offre una visione profonda e arguta del futuro dell’antichità e della tragedia, rivelandone conflitti, varianti e differenze, che l’artista traspone nelle sue riflessioni personali.3

Carmelo Nicotra è un’artista multiforme. Perfettamente a suo agio nell’uso di materiali, colori e forme, è in grado di spostare il suo infallibile sguardo artistico dalla moda all’architettura, dal design al teatro. Capace di richiamare il mondo antico e di ammiccare al futuro, Nicotra è il simbolo del nuovo artista siciliano, che ha per casa il mondo intero, eppure è saldamente legato all’isola che ha prodotto una delle più grandi diaspore della storia moderna.

La sua mostra per la Galleria Massimo Ligreggi costituisce uno sguardo delicato su forme e materiali in grado di evocare, nello sguardo dell’osservatore, bellezza ed eleganza. Attingendo il suo materiale sia dai templi dell’età classica che dagli alloggi popolari di Catania o dalla nativa Favara, Nicotra indaga la vera natura e il vero significato della bellezza. Il suo singolare talento per superare il confine tra le varie discipline e categorie, in un mondo contemporaneo sempre più atomizzato, fa di lui un artista di rilevanza internazionale.

1 L’autrice ringrazia M. Giovanna Virga per la sua introduzione all’artista Carmelo Nicotra, così come Lorenzo Bruni; Zelle Arte Contemporanea di Palermo; BOCS, Catania; Neroshootings.

2 Nicolas Liney, Corrispondenza e-mail con l’autrice, Università di Oxford, Inghilterra-Roma, e-mail del 10 giugno 2019.

3 Nicolas Liney, Corrispondenza e-mail con l’autrice, Università di Oxford, Inghilterra-Roma, e-mail del 10 giugno 2019.

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